I grandi velieri: l’Amerigo
Vespucci
Ci
fu un tempo in cui l’uomo si spinse oltre i confini del mondo conosciuto, sfidando l’ignoto, tempeste, pericoli e privazioni di ogni tipo; per il
solo impalpabile desiderio che spinge ogni esploratore sempre più avanti, lungo
il sentiero, sia esso di terra o di mare!
Certamente
anche tu, almeno una volta, stremato dalla fatica e dallo zaino avrai fatto
quei pochi passi in più per godere magari di un magnifico paesaggio…
Ma il motore dell’umanità, fino al secolo scorso, non era certo lo scooter! Si andava a piedi, a cavallo o… a vela!! E le “Ferrari” del mare erano i grandi velieri, di cui uno degli ultimi, magnifici esemplari orgoglio della Marina Italiana è l’Amerigo Vespucci.
Il
Vespucci (come dicono in Marina) è stato varato il 22 febbraio 1931 nel regio
cantiere di Castelammare di Stabia. Da allora è sempre stato nave scuola ed
effettua tuttora la campagne di addestramento degli allievi ufficiali.
La
lunghezza fuori tutto è di 101 metri, è largo 15,56 m e pensate l’albero di maestra è alto
ben 50 metri!
Dal punto di vista dell'attrezzatura velica è armata a Nave, quindi con tre
alberi verticali, a vele quadre, ma non solo. Lo scafo è a tre ponti, quello
visibile è detto coperta, gli altri due, corrispondenti alle linee bianche
dello scafo sono i ponti di batteria, dove un tempo si tenevano i cannoni (ma il
Vespucci non li ha mai avuti). La struttura interna è in legno, ma lo scafo è
completamente rivestito di acciaio inchiodato.
Che
confusione! Ma come fanno a capirci qualcosa con tutte quelle vele dai nomi
strani e quel groviglio di cavi? Proviamo a fare un po’ di chiarezza aiutandoci
con la fig.1:
innanzitutto gli alberi si chiamano così: 1- trinchetto, 2- maestra, 3-
mezzana, mantenuti in posizione grazie a cavi di acciaio ( non disegnati ) che
li sostengono verso prua (stralli) verso i lati (sartie) e verso poppa
(paterazzi).somma ndo
la lunghezza di tutte le cime si arriva a
ben 20 chilometri!
I
tre alberi verticali portano ciascuno cinque pennoni (quelli neri orizzontali),
dal caratteristico nome, comune anche alla vela relativa: sull’albero di
trinchetto: si trovano, dal basso, a- trevo di trinchetto,
b- parrocchetto fisso, c-
parrocchetto volante, d-velaccino e- controvelaccino; sull’albero di maestra: f- trevo di maestra, g-
gabbia fissa, h- gabbia volante, i- velaccio, l-
controvelaccio; sull’albero di mezzana: trevo di mezzana, ma al suo posto si
arma (m) una randa aurica con tanto di boma
(sotto) e picco (sopra), n- contromezzana fissa,
o- contromezzana volante, p- belvedere, q-
controbelvedere. Sul Bompresso (4) si armano i fiocchi: 9- augelletto, 8- controfiocco, 7- fiocco, 6- gran
fiocco 5- trinchettina. Tra l’albero di
trinchetto e la maestra, all’andatura di traverso, si armano altre tre vele di
dette di straglio: 10- straglio di gabbia, 11- straglio di velaccio, 12-
straglio di controvelaccio; così come tra l’albero di maestra e la mezzana: 13- straglio di mezzana, 14-
straglio di belvedere, 15- straglio di
controbelvedere.
Non
tutte le navi però sono così, ad esempio il Vespucci non ha lo straglio di
controvelaccio e di controbelvedere ma ha altre due vele quadre da aggiungere
ai lati del trevo di trinchetto dette “scopamare”.
Con
tutte le vele issate può raggiungere una velocità ragguardevole, almeno in
relazione al peso: il "record" è di 14,6 nodi. La superficie velica
totale (24 vele) è circa 2635 metri quadri. Le vele sono di tela olona (tessuto di
canapa molto pesante).
Per
governarla è necessario un equipaggio di 278 uomini, di cui 16 Ufficiali, 72
Sottufficiali e 190 Sottocapi e Comuni, ma durante la Campagna di Istruzione
all'equipaggio normale si aggiungono gli Allievi ed il personale
di supporto dell'Accademia Navale, raggiungendo circa 480 uomini.
Ventisei
Marina Militari di altrettanti Paesi, mantengono tutt'oggi in esercizio superbi
velieri per l'istruzione dei propri allievi. Il più antico è il "Dar
Pomorza", Polacco, varato nel 1905. Il più moderno è il venezuelano
"Simon Bolivar" varato nel 1980. La nostra Vespucci rimane però
invidiata da molte Marina Militari ed è stata più volte definita "la Nave più
bella del Mondo".
Ma vi potete chiedere: “Che senso ha una Nave a vela al giorno d'oggi?".
Ecco
il perchè: la Marina Militare ritiene che l'istruzione dei suoi ufficiali
vada ancora affidata a navi a vela, proprio perchè la navigazione moderna tende
sempre di più ad "allontanarli" dal mare; anche perchè le nuove
tecnologie ti illudono di essere diventato più forte, ma gli strumenti, per
quanto moderni essi siano, si possono rompere, si può perdere il segnale del
satellite ed è quindi qui che interviene l'esperienza acquisita secondo le
vecchie, ma mai passate, tradizioni marinaresche!
Quindi
il miglior modo per imparare a conoscere il Mare è proprio a bordo di una unità
a vela, dove devi imparare a conoscere te stesso e gli altri, dove solo
rimanere in piedi è spesso difficile, dove la tua libertà sono solo
pochi centimetri. Quando il mare, a sbaffo delle previsioni meteorologiche,
inizia a montare (proprio quando sei più stanco) inizi a capire che anche la
più grande nave, pur con tutta la sua moderna tecnologia, è solo un puntino al confronto!
Allora
ecco il perchè di una unità a vela nei nostri tempi, per imparare a non
sottovalutare ciò c'era prima e ci sarà dopo, il mare!
BUONA
ROTTA
Manuel
Fano
I